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Durante le feste tutti i giorni di sole erano per combinazione rossi e non si poteva uscire, cosí ho passato le feste in casa a guardare dalla finestra tutto il resto del paese che usciva a godersi il sole.

Ieri era la prima giornata di sole in cui si poteva uscire (giornata gialla rinforzata), e ne ho approfittato per una passeggiata in campagna verso Cinquanta, cercando di avvicinarmi il piú possibile ai confini con San Pietro in Casale e Bentivoglio.

E da oggi, l'avventura arancione ricomincia!

Il giro è stato di circa 12km. Rispetto ai giri precedenti, verso Cinquanta è piú difficile evitare strade asfaltate, e non è praticamente possibile percorrere la linea di confine. Ho cercato comunque di evitare il piú possibile le strade con automobili, e di avvicinarmi il piú possibile al confine.

Anche in questo caso ho aggiunto tutto il percorso su OpenStreetMap in modo che si possa esplorare su una cartina.

Dal Laghetto dei Germani al sottopasso per Cinquanta

Sono partito dal Laghetto dei Germani gentrificato cantando "là dove c'eeera il boschetto e il bar con le crescentine ooora c'èee / un cantiere di soluzioni abitative in classe energeticaA…AAAAApiú"

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Sono uscito dal laghetto su via Codini, l'ho presa verso sinistra, e poi ho girato a destra nella prima strada sterrata, seguendola fino al ponte sul Canale Emiliano Romagnolo.

Ho attraversato il ponte e ho girato a destra, non seguendo l'argine del canale ma l'altra strada che va sempre verso la Provinciale. Con quella sono arrivato esattamente al nuovo semaforo pedonale sulla Provinciale.

Il semaforo di solito è giallo lampeggiante, ma ha un bottone con scritto "PREMERE - PUSH". Ho provato a premerlo e aspettare un po', ma è rimasto giallo lampeggiante. Allora ho provato a pusharlo in inglese, ma è rimasto comunque giallo lampeggiante. Si vede che anche il semaforo era giallo rinforzato!

Ho attraversato la provinciale con molta cautela e sono sceso nel sottopasso verso Cinquanta.

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Dal sottopasso al confine con San Pietro in Casale

Appena salito dal sottopasso, c'è una stradina sulla sinistra verso i civici 4/1 - 4/5. L'ho presa e l'ho seguita costeggiando tutta la bella villa, e ho voltato a destra passata la villa.

La strada che prima è asfaltata, poi diventa una cavedagna che continua fino a via Casale. Ci sono un paio di piccoli fossettini da saltare, ma sono veramente piccoli.

Ho preso via Casale a sinistra verso Rubizzano, e poi ho voltato di nuovo a sinistra per via Pizzardi.

Ho seguito via Pizzardi fino in fondo. A un certo punto volta a destra e si ricongiunge con via Casale. Lí c'è il confine con San Pietro, con tanto di cippo e cartello, ma niente guardiola perché era solo una giornata gialla. Da oggi me lo immagino cosí.

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Dal confine con San Pietro al confine con Bentivoglio

Ho seguito via Casale fino a via Cinquanta, e poi ho voltato a sinistra verso la chiesa. Sulla sinistra lungo la strada c'è un piccolo palo con un disegno dell'arcobaleno con scritta "Andrà tutto bene" sbiaditissimo che dà molto da pensare.

Arrivato alla chiesa ho voltato a destra per via Chiesa, seguendola fino all'incrocio con via Codronchi. Ho voltato a destra in via Codronchi, e sono salito sul ponte sul Canale.

Appena passato il canale, ho voltato a sinistra sull'argine e l'ho seguito fino a via Marconi.

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Camminando sull'argine però ho dovuto attraversare un pezzetto del territorio di Bentivoglio. Per fare una cosa fatta meglio, si può provare a camminare sotto l'argine del canale, e arrivare su via Marconi seguendo poi l'argine della Calcarata a destra.

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Ritorno a San Giorgio

Arrivato su via Marconi, ho seguito la comoda ciclabile in sede separata fino a tornare a San Giorgio, chiudendo il giro.

Continua il periodo arancione, e continua anche la mia esplorazione delle possibilità di camminate e biciclettate lungo i confini di San Giorgio di Piano.

Oggi ho fatto un giro di circa 15km costeggiando il confine con Argelato sempre sugli gli argini del canale Riolo. Questo giro potrebbe anche collegarsi con il precedente lungo l'argine di Riolo, per fare un bel giro piú lungo.

Anche in questo caso ho aggiunto tutto il percorso su OpenStreetMap in modo che si possa esplorare su una cartina.

Dal campo sportivo all'argine di Riolo

Partendo dal campo sportivo sono arrivato su via Selvatico, ho voltato a destra e poi subito a sinistra verso l'Area di Riequilibrio Ambientale La Balia.

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Il cartello dice "Itinerari da scoprire", andiamo a scoprirli! Appena voltato a sinistra, compare un bel cartello di divieto di transito - proprietà privata, che sospetto non sia stato messo dal comune: che senso ha mettere un cartello verso un'area verde comunale, e poi chiudere la strada subito dopo?

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Continuando sempre dritto, a un certo punto la strada svolta a destra verso il portone (e la buchetta della posta!) di casa di qualcuno, ma c'è un sentiero che continua dritto attraverso una specie di boschetto, e arriva all'argine di Riolo.

Dall'argine di Riolo a via Centese

Voltando a sinistra sull'argine e costeggiando sempre Riolo, sono arrivato su via Centese, e ho voltato a sinistra prendendo la ciclabile che torna verso San Giorgio.

Si potrebbe continuare sull'argine di Riolo, ma in quel punto diventa territorio di Argelato. Chi ha permesso che Argelato si prendesse quel territorio? Il Montuni avrebbe potuto essere nostro!

La ciclabile passa davanti alla Cantina Sociale di Argelato e al banco carni di Golinelli, ma una crudele linea di confine mi ha impedito di mettere le mani su quei meravigliosi ciccioli freschi.

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Da via Centese a Stiatico

Ho voltato a destra su via Stiatico e poi a destra di nuovo sulla prima strada di campagna che ho trovato appena finiti i capannoni.

Qui ho sbagliato a consultare la mappa: avrei dovuto prendere invece la seconda, e ho accidentalmente sconfinato nel territorio di Argelato.

Seguendo la strada sono arrivato di nuovo sull'argine di Riolo, e ho voltato a sinistra, con l'intenzione di seguirlo fino contro al Boscovivo di Argelato.

Invece, arrivato su via Casadio, l'argine si interrompe perché qualcuno l'ha recintato come parte di casa sua.

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Non ho preso l'altro argine per non sconfinare di nuovo in Argelato, anche se sarebbe probabilmente un bel giro continuare, costeggiare Boscovivo, e tornare per via Funo verso le Larghe.

Ho ripiegato invece su via Casadio, arrivando a Stiatico.

Da Stiatico a San Giorgio di Piano

Arrivato a Stiatico ho voltato a destra verso le Larghe di Funo, e poi a sinistra in via de' Giudei, fino ad arrivare alla ciclabile che costeggia la via Provinciale.

Voltando a sinistra sulla ciclabile, l'ho seguita fino a tornare a San Giorgio, apprezzando la nostra fiorente piccola e media impresa e l'imponente mausoleo del Mercatone Uno, chiudendo il giro.

Per celebrare il periodo arancione sto esplorando le possibilità di camminate e biciclettate lungo i confini di San Giorgio di Piano.

Oggi ho fatto un giro di circa 12km costeggiando il confine con Castello d'Argile/Mascarino, tutto sugli gli argini del canale Riolo e del Canale Emiliano Romagnolo.

Ho aggiunto tutto il percorso su OpenStreetMap in modo che si possa esplorare su una cartina. Per chi non conosce OpenStreetMap, la differenza con altri servizi è che se su OpenStreetMap manca qualcosa lo puoi sistemare. Se su altri servizi manca qualcosa, ti attacchi al tram e tiri forte. È anche possibile creare siti e cartine liberamente usando i dati di OpenStreetMap, mentre con altri servizi vale il suddetto discorso del tram.

Anni fa provai anche a chiedere aiuto al comune e all'Unione Reno Galliera per cercare di tirar fuori una cartina per passeggiate in mezzo alla campagna su percorsi che non fossero proprietà private, ma mi sorrisero, e mi trattarono con quell'educazione e cortesia estreme che generalmente la gente usa coi matti.

In mancanza di fonti istituzionali, per l'accessibilità di questo percorso mi sono rifatto a due regole indicative: gli argini dei canali dovrebbero essere terreno del demanio, e le strade che arrivano fino alle buchette della posta di casa di qualcuno dovrebbero essere percorribili.

Da via Don Minzoni all'argine di Riolo

Partendo da via don Minzoni, sono entrato nella cavedagna che attraversa il podere di Atti, ringraziando il signore (quello che lavora all'urbanistica) che non abbiano ancora asfaltato tutto per farci in quartierino di muri grigi chiamato Green qualcosa. Ho visto però che ci stanno lavorando.

Ho seguito la cavedagna, attraversando il fosso con la traversina di ferrovia e via Selvatico, e poi sempre dritto fino a Riolo.

Dall'ultima buchetta della posta fino a Riolo c'è un piccolo tratto tra i frutteti, che è bellissimo in primavera, ma potrebbe essere proprietà privata. Io nel dubbio, se vedo qualcuno, chiedo il permesso di attraversarlo e trovo sempre persone gentili.

L'argine di Riolo

Arrivato a Riolo l'ho preso verso a destra. Avrei potuto attraversare il ponte della Scodellara, perché di là sarebbe ancora un lembo di San Giorgio, però poi dopo poco l'altra riva di Riolo passa sotto Argile, e quindi niente.

Una volta da queste parti le persone xenofobe dicevano "Sèra l'oss ch'a i'é i pivén ch'i vinen zò da Mascarén". Ora abbiamo chiuso i confini anche con Mascarino, ma le persone xenofobe continuano a lamentarsi.

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La camminata sull'argine è bella e lunga. Attraversando via Mascherino l'argine continua e continua fino al Canale Emiliano Romagnolo. Poco prima del canale c'è un ponticello un po' disastrato e stretto.

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Sono arrivato fino al punto in cui Riolo scorre sotto al Canale Emiliano Romagnolo, ho ammirato l'ingegnosa opera idraulica, e sono salito sull'argine del Canale.

L'argine del Canale Emiliano Romagnolo

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Salito sul canale l'ho trovato vuoto. Dice che l'acqua sia ferma ai confini del Piemonte e stiano cercando di capire se serva o no l'autocertificazione. Per me è stata un'ottima occasione per vedere com'è fatta un'idrovora anche da sotto.

Se l'argine di Riolo è normalmente ben tenuto, quello del canale è un po' piú selvaggio, soprattutto all'inizio, ed ero contento di avere scarpe buone e pantaloni lunghi.

Proseguendo ho incontrato uno che è finito col camion in mezzo al canale, ma stava bene.

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Prima di arrivare al ponte con la provinciale, subito dopo una villa c'è un sentiero sulla destra che riporta su via Codini. Sono rientrato attraversando il Laghetto dei Germani gentrificato, e poi via Irma Bandiera, chiudendo il giro.

Lauree. Università di Bologna, Scienze della Formazione.

L'ultima volta che mi sono sentito cosí ero in una parrocchia.

Il paternalismo usciva dalle fottute pareti

Si era in coda nella circonvallazione di San Giovanni in Persiceto per andare a una visita chirurgica all'USL di Crevalcore, quando si è notato sulla destra questo sbarazzino ristorante con un po' di patacche sulla porta da qualche guida, tra cui pure la Michelin: http://www.ristorantegiardinetto.it/

Tornati a casa, abbiamo googlato e chiesto a un po' di gente di San Giovanni, e nessuno lo conosceva. Una persona sana di mente avrebbe detto: "se la gente di San Giovanni non lo conosce, ci sarà un motivo". Noi ci siamo invece detti "se non lo conosce nessuno, andiamo a vedere".

La verità è: "Se la gente di San Giovanni va invece al Bertoldo, un motivo ci sarà".

Siamo entrati ottimisti. Menú tipico Bolognese, tortellini, passatelli, tortelloni di ricotta, bolliti. Piú "Menú del giorno" dedicato alla Sicilia con Pasta alla Norma e cose cosí. Bello.

Primi ordinati: Pasta alla Norma, Tortellini in Brodo.

Come secondi: Misto di verdure arrosto, Braciola di maiale. Avrei voluto lo zampone dal carrello dei bolliti, ma siccome è ancora troppo caldo i bolliti non li hanno, per cui ho ripiegato sulla braciola.

Dopo che il cameriere è andato via con l'ordine, mi è venuto il terribile dubbio: "ma se non siamo in stagione per i bolliti, con cosa lo fanno il brodo?".

Arrivano i primi. Dopo un'accurata ricerca che ci ha visti coinvolti entrambi abbiamo trovato una minuscola striciolina di melanzana in mezzo agli spaghetti, che ci ha confermato che effettivamente erano gli spaghetti alla Norma che avevamo ordinato e non un ordine sbagliato di spaghetti al sugo con aggiunta di unto.

I tortellini invece erano fatti a mano, pure piccoli (la sfoglina era brava), e se si scolava via con cura il brodo erano anche buoni.

Finiti i primi, il cameriere ha chiesto "tutto bene?" e io, candidamente ho detto "buoni i tortellini, peccato per il brodo". Non l'ha presa bene. Ha malcelatamente represso un attacco d'ira ed è scappato con la scusa di andarlo a dire al cuoco. È tornato poco dopo con una supercazzola che aveva a che fare col fondo della pentola, alla quale non abbiamo dato molto peso. Ha avuto il buon gusto di non chiedere com'erano gli "spaghetti alla Norma".

Arrivano i secondi. Verdure arrostite ustionanti dentro, che solo il microonde le sa scaldare cosí bene, e farcite di pangrattato intriso in sgradevole unto. In compenso, braciola di maiale talmente secca che solo a guardarla mi si sono asciugate anche le lacrime dagli occhi.

La braciola ho provato a campionarla in vari punti ma alla fine l'ho dovuta lasciare nel piatto. Ho poi aiutato a finire le verdure ai grassi saturi, che in confronto con la braciola erano di-vi-ne.

Quando il cameriere è arrivato a portar via i piatti, un po' rassegnato ha chiesto "non andava bene la braciola?". Ho risposto "sta scherzando?". Mi ha detto "se vuole gliela faccio rifare". Ho detto "grazie, ma è meglio di no". Ha insistito. Ho insistito che portasse il conto.

Il conto ci ha messo un po' ad arrivare. Alla fine ci hanno fatto pagare tutto a prezzo pieno nonostante le lamentele e la braciola lasciata lí. Dopo vado a cercare l'email del feedback della guida Michelin.

Il conto:

  • 2 Coperto e pane: 5€ (il costo di una pizza marinara)
  • 2 Minestra: 19€ (8€ spaghetti conditi con pomodoro e unto strizzato delle melanzane al forno; 11€ tortellini buoni devastati da un brodo indegno)
  • 2 Pietanza: 20€ (10€ verdure al gratin di grassi saturi e 10€ braciola di ieri scaldata col fòn)
  • 1/2 Sangiovese della casa: 5€ (stica)
  • 1l Acqua gasata: 2.50€
  • Totale: 51.50€

Bagno senza carta igienica, con l'asse sconnesso.

Fossimo stati in centro a Venezia il mese d'Agosto, uno lo dà per posto truffa per turisti. Ma nella Bassa, non saper cuocere una braciola, è criminale.

Volevo chiamare il 112: "pronto, vorrei la polizia. Buonasera. Sono in un ristorante a San Giovanni, Circ.ne Italia, 20. Si. Per favore venite subito. Si. Stanno insultando il buon nome del MAIALE. Si, nella Bassa. San Giovanni in Persiceto, ha capito bene. Ok, bene, vi aspetto."

Bologna, 14 dicembre 2005.

Stamattina andavo a Bologna in macchina (capita raramente, ma odio quando capita).

Al primo maggio tiro dritto per andare in via Colombo e la coda dell'occhio tira su un cartellone dei saldi da un capannone sulla destra.

C'è qualcosa di strano. Guardo meglio.

"Niente piú telefonate! Svendita totale per cambio gestione"

Sorrido: il capannone era "Il Mobile di Castel Maggiore".

Interessante cena di alta classe al ristorante Il Sole di Trebbo di Reno:

[...] tra gli chef di nuova generazione, i più apprezzati, hanno mutato nel corso degli anni la cucina abbinando i piatti della tradizione regionale italiana all'elevata aspirazione alla ricerca, alla sperimentazione mai eccessiva, all'intuito per le novità, facendo dell'equilibrio tra storia e innovazione culinaria l'asso nella manica di questa locanda.

Non ho linkato il loro sito perché è un malvagio monoblocco in Flash e per punizione è introvabile in Google. Si può trovare la loro e-mail, a cui ho scritto per chiedere del menú di capodanno, ma non hanno mai risposto.

Ci andai coi miei vari anni fa e ci lasciò un buon ricordo, quindi ci son tornato con morosa a vedere se ne vale ancora la pena.

Abbiamo mangiato (vado a memoria e non sono descrizioni esatte):

Primi

Io: Cappellacci di ricciola al sapore di funghi con gelato di tartufo nero.

Lei: Zuppa di riso con tortelli di spigola, cime di rapa e odore di arancio.

Secondi

Una porzione in due di: Branzino con scampi arrostiti.

Dolce

Millefoglie allo stracchino con sale affumicato e salsa di kaki.

Vini

Pinot di San Michele Appiano, purtroppo non ricordo la cantina.

OLIVARES Dulce Monastrell spagnolo. Abbiamo chiesto al cuoco quale regione della Spagna, ma non è mai tornato indietro a dircelo. Google compensa: Murcia.

Commenti

In attesa del primo

Mini porzione di ricciola cruda con limone caramellato, paté di olive taggiasca e pappa al pomodoro. Buone le varie parti anche se non formavano un insieme: un assaggino non stupefacente, ma interessante.

Cappellacci di ricciola al sapore di funghi con gelato di tartufo nero

La pasta dei cappellacci non era male, anche se il ripieno mancava o di sale o di sapore, e per percepirlo bisognava prestare molta attenzione.

I funghi, erano amari come il veleno.

Il gelato di tartufo nero, in onore al tartufo nero del tartufo aveva l'odore ma non il sapore. Il sapore era un vago dolcino.

Il sapore che è rimasto in bocca era lo spiacevole amaro dei funghi.

Zuppa di riso con tortelli di spigola, cime di rapa e odore di arancio

La zuppa aveva una consistenza vinilica e un sapore assente. Al primo assaggio il pensiero di entrambi è stato: "si offendono se chiedo del sale?".

I tortelli avevano una buona pasta, il ripieno era percettibile ma l'odore di pesce non era contrastato piú di tanto dall'arancio (che ci stava benino) ma dalle cime di rapa, sgradevolmente amare.

Il sapore che è rimasto in bocca era lo sgradevole amaro delle cime di rapa.

Branzino con scampi arrostiti

Al primo assaggio il branzino non era male, ma al secondo assaggio non diceva piú molto: un po' di sale io ce lo avrei messo. Lo scampo era buono, ma era servito in una specie di lana di patata nera fritta che sapeva di patatine fritte e ne copriva quasi interamente il sapore.

In attesa del dolce

Pallina di gelato alla fragola con sopra una fragola.

Il gelato era fatto con fragole buone, cosa che ho apprezzato, ma a parte gli ingredienti la struttura non ci ha stupiti: a Bologna ci si è abituati a standard di gelato molto alti.

In uno dei due piattini abbiamo trovato un corpo estraneo che stiamo ancora cercando di convincerci non fosse un'unghia. Mi pento di non aver chiamato il cameriere per spiegazioni, è l'abitudine da viaggiatore ad avere poche pippe per questo genere di cose.

Millefoglie allo stracchino con sale affumicato e salsa di kaki

Decisamente il top della serata, verrà ricordato per lungo tempo.

La sfoglia del millefoglie era un capolavoro: ottima da tutti i punti di vista: veramente un piacere.

A romperla col cucchiaio e a sentirla sotto i denti la bocca si aspetta, esige di trovarci in mezzo qualcosa di altrettanto grandioso, e ci rimane male quando ci trova, ebbene sí, dello stracchino che sa di stracchino.

Delusione. Ma non è finita, perché poi arriva il sale affumicato, e a quel punto si entra in un nuovo mondo. Giuro, non ho mai provato nulla di cosí creativamente rivoltante. Mi sono sforzato di finirlo per trovargli un senso, ma niente: se ci ripenso mi viene la nausea. È la prima volta che la parola migliore che trovo per descrivere un dessert è offensivo.

La salsa di cachi che decorava il piatto non era male, ma non poteva che assistere impotente alla tragedia.

Lo stomaco si sta ancora lamentando: non per la difficoltà di digestione, ma per la rabbia del vedere varie parti tutte di alta qualità unite nello scempio di una cacofonia cosí disgustosa.

È la prima volta che il mio stomaco non vuol digerire perché si sente preso in giro.

Dopo il dolce

Un assaggio di dolcetti piú o meno interessanti, su cui spiccava una ciotolina di crema che per entrambi aveva una netta dominante di cloro sotto la quale il sapore di uovo non era neanche male.

Servizio

  • Gli altri tavoli hanno avuto piú assaggetti di pane di noi: a noi solo dei grissini che a me sono parsi un po' vecchi e a lei troppo unti.
  • Vorrei vedere l'etichetta sulla bottiglia mentre mi si fa assaggiare il vino: e invece, era girata dall'altra parte.
  • Mi va bene se uno ha il menú in inglese ma non parla inglese, ma almeno voglio che mi si dia il tempo di tradurre. Non tollero di vedere una faccia irritata se chiedo al cameriere una pausa per tradurre.
  • Se ti chiedo da che parte della Spagna viene il vino da dessert e sei il cuoco che me lo ha suggerito, mi aspetto che tu lo sappia. Se mi dici che non lo sai e che vai a vedere, poi torna anche indietro a dirmelo.

Gli altri clienti

Uno dice magari non ci hanno presi sul serio perché venivamo da un pomeriggio a passeggio per il centro ed eravamo in jeans: come stile sarebbe da migliorare.

Però... però noi non andiamo a fumare in bagno (che poi puzza!) e dopo aver usato il mini asciugamanino di tela monouso lo riponiamo nella cesta degli asciugamanini di tela monouso usati, invece di ripiegarlo e rimetterlo bagnato nella pila di quelli puliti.

Prezzo

Cose che si possono fare allo stesso prezzo:

  • Una cena da Buriani o al Dolce e Salato.
  • Una cena a base di tartufo bianco alla trattoria La Rosa a Sant'Agostino.
  • Una signora mangiata di pesce per due persone alla Giara ad Altedo.
  • Pranzo a base di tartufo bianco a Cà Gabrielli al Corno alle Scale e giornata sulla neve, incluso benzina per il viaggio, skipass e nolo sci.

Questa entry di blog è stata scritta per rappacificarmi col mio stomaco, che prima di iniziare la digestione ha richiesto una chiara presa di posizione.

Ergo, chiara presa di posizione: stasera abbiamo mangiato male.

Vediamo se ora il mio stomaco mi permette di dormire.

Fico!

L'anno scorso siamo finiti sui giornali, quest'anno addirittura al TG1, e con un ottimo servizio, pure.

Belli i talk a Bologna, che hanno avuto un taglio meno da programmatori e piú da creativi: è stato molto bello vedere come lavorano con Linux un musicista e un fotografo.

Mezzo fallito invece il LIP (Linux Installation Party), che ha visto pochi partecipanti. La spiegazione che va per la maggiore è che ormai non serve piú un gran aiuto per installare Linux, e salvo in quei computer che richiedono riti voodoo e santini di Sgala, le distribuzioni moderne van su da sole.

Mi piacciono i talk creativi: in Venezuela ho visto un talk fatto da un professionista di Blender del progetto Plumiferos: spettacolare!

Spettacolare allo stesso modo vedere ieri Daniele usare Ardour e un mare di altri sintetizzatori, effetti e periferiche Midi.

Obbligatoria nota cazzeggio: durante la cena abbiamo creato una grammatica polygen per generare nomi di ditte di informatica italiane. Per esempio:

$ polygen -X 10 itagest.grm
Nextshop
Belware European Srl
Magocentre Engineering
Qpebase
Deltasystem
Logicanetica International Ditta individuale
Alfacentre Ltd
MZU Studio associato
Telegroup Snc
DQA

A quando il prossimo talk di sera?

Aggiunta: articolo su Linux.com.

Stamattina:

  • Andare in via Gramsci 12
  • Andare alla porta 10 piano terra
  • Prendere il numero bianco con bordo blu
  • Aspettare (due ore)
  • Fare vaccino
  • Andare alla porta 22 piano terra
  • Pagare
  • Tornare alla porta 10 piano terra
  • Consegnare la ricevuta
  • Ritirare il certificato

Mi sono sentito come la tartaruga del logo.

Note sul talk del LinuxDay

Dal Linux Day 2005 di Bologna_.

Debian GNU/Linux è un sistema stabile, sicuro, completo e che risolve qualsiasi tipo di esigenza. Ma quando tutte le esigenze sono risolte? Quando tutti i bisogni sono appagati? Quando tutti i nostri sistemi funzionano affidabili e non possiamo neanche sentirci impegnati supervisionando il pirolare di un defrag? Ci servono maniere creative, geniali, totalmente inutili per perdere il nostro tempo. Fortunatamente, in questo talk ne vedremo un bel po'.

Questi sono gli appunti che ho usato per il talk. Frammentari, ma dovrebbero dare l'idea. Alla pagina del Linux Day 2005 di Bologna si trovano le registrazioni audio e anche quelle video quando saranno pronte.

Introduzione

Definizione

Lo definirei come una maniera di impiegare il tempo che sia creativa, ma soprattutto inutile. Inutile almeno secondo i canoni del rituale corrente e di massa della società, che impongono che le uniche cose utili sono quelle che richiedono ansia e fatica.

Il cazzeggio nella storia

Le piramidi.

Il cazzeggio nella letteratura

Il cazzeggio nell'arte

  • I Dadaisti (di nuovo)
  • Piero Manzoni
  • Marti Guixé

Nella scienza

  • I premi Ignobel

Parte 1: Software a linea di comando

Tool di base

  • sl
  • an (e poi sbagliarsi con man)
  • tama
  • vigor
  • an, wordplay
  • sysvbanner
  • dpkg -L bsdgames | grep /usr/games
    • bcd, ppt, morse
    • countmail
    • hangman
    • number
    • pig (man pig)
    • pom
    • quiz
    • random
    • wargames
  • robotfindskitten
  • fortune

Tool avanzati

Comandi:

dpkg -L filters
formail -I "" -s < .mail/debian-legal | dadadodo -
polygen bloccotraffico | lynx -dump -stdin
polygen uforobot | lynx -dump -stdin | grep -v '^$' | cowsay
for i in *.cow; do echo $i | cowsay -f `basename $i .cow`; done | less
polygen pythoniser | fmt | b1ff | cowsay -f eyes
polygen -X 50 unieuro | dadadodo - | festival --tts --language italian
polygen screensaver
randtype
bogosort

Parte 2: Software grafici

Tool di base

  • cappuccino
  • Orologi
    • sunclock, daliclock, xarclock -update 1
    • xearth
    • xplanet con gadgets
  • xteddy
  • kodo
  • xdesktopwaves
  • xlaby
  • xlaby + kodo

Tool avanzati

xscreensaver, xscreensaver-gl, rss-glx:

/usr/lib/xscreensaver/noseguy -program "polygen unieuro"
mkfifo pippo
tail -f pippo | festival --tts --language italian
/usr/lib/xscreensaver/noseguy -program "polygen unieuro|tee /home/enrico/pippo |fmt"
ll /usr/lib/xscreensaver
phosphor -program bash
phosphor -program ’xscreensaver-text | tee /dev/stderr | festival --tts’
(come si velocizza?)
phosphor -program 'polygen -X 50 unieuro | dadadodo - | tee /dev/stderr | festival --tts --language italian'
matrixview

Parte 3: Cazzeggio con strumenti seri

  • Quasi seri
  • debtags search game::toys
  • xtartan -list
  • gdesklets gkrellm
  • Seri
  • mappa caratteri + ctrl-shift
  • guppi
  • LDAP -- GEEZ! Multisync can do LDAP synchronization! I could add a new user in my mobile phone and have a UNIX account automatically created for it! :)
  • graphviz

Conclusione

  • xfs_fsr